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Relazione
Incontro con i rappresentanti dell’associazione per i rifugiati politici “Amici della Casa Marta Larcher ONLUS”
Martedì 13 aprile ci siamo recati in auditorium dalle ore 10.05 alle ore 11.45 per incontrare alcuni rappresentanti dell’associazione “Amici della Casa Marta Larcher ONLUS”, la quale ha lo scopo di ospitare alcuni rifugiati politici e di far conoscere nelle scuole le situazioni dei rifugiati.
Dopo aver presentato l’associazione ci hanno mostrato un breve filmato con le testimonianze di alcuni rifugiati per motivi politici. Queste persone, provenienti principalmente dall’Africa, nei loro Paesi vengono arrestate e portate in prigioni segrete poiché sono membri dell’opposizione, perciò scappano dai regimi dittatoriali e dalla guerra lasciando la loro famiglia, il lavoro, le case. Mi ha colpito la testimonianza di Holga, alla quale hanno ucciso un figlio che faceva parte di un comitato di quartiere incendiando la casa con la benzina.
I rifugiati politici quando arrivano in Italia durante i primi giorni dormono nelle stazioni ferroviarie o nelle “bidonville” e poi vengono ospitate nei centri di accoglienza.
Dopo il filmato la rappresentante ci ha spiegato alcune cose sui rifugiati politici. Innanzitutto un rifugiato politico, secondo la convenzione di Ginevra, è colui che, temendo, a ragione, di essere perseguitato per motivi politici, di razza o di religione, fugge dal proprio Paese per cercare la pace. C’è molta differenza fra un immigrato e un rifugiato politico: l’emigrante va via dal proprio Paese a causa della miseria, della disoccupazione, del disordine sociale e dell’ingiustizia per cercare ricchezza, occupazione, ordine sociale e giustizia. Per il rifugiato politico i fattori espulsivi sono le guerre, la mancanza di libertà, il carcere e le torture, i disordini politici e sociali e le ingiustizie. Inoltre il rifugiato politico non ha la possibilità di salutare i parenti prima di fuggire, non sceglie il paese di destinazione, non ha i documenti adatti, trova lavoro più difficilmente, non può contattare la famiglia e non può tornare in patria.
Quando arriva in Italia deve chiedere la protezione internazionale in questura, dove viene svolta una identificazione (impronte digitali, foto, verifica). I dati vengono raccolti in un data base europeo chiamato EURODAC, il quale consente di verificare se il rifugiato ha già fatto domanda di asilo in un altro Paese. Si passa poi alla verbalizzazione, cioè il momento durante il quale il rifugiato racconta la sua storia. Poi la questura verifica i presupposti per andare nei centri di accoglienza chiamati CARA o CIE e rilascia un permesso con validità 3 mesi senza permesso di lavoro, il quale si potrà avere solo dopo 6 mesi.
Il compito di riconoscere lo Status del rifugiato spetta alla Commissione Territoriale, la quale può decidere se dare una protezione sussidiaria, un rigetto o un permesso umanitario.
Dopo questa spiegazione Dedè, una rifugiata politica, ci ha raccontato la sua storia. E’ nata nel Togo, dove c’è un regime dittatoriale, che secondo lei, è peggio della guerra perché non c’è libertà. Ci sono spesso manifestazioni dell’opposizione , il governo getta gli oppositori in mare e la Croce Rossa va a recuperare i corpi. Dedè faceva parte della Croce Rossa togolese, ha 3 figli e si occupa anche di un nipote. Sono dovuti fuggire all’improvviso, perciò non ha potuto portare con sé il più grande tra i suoi figli perché era a scuola e non ha potuto avvisarlo che erano fuggiti. Sono arrivati a Genova nel 2000 con una nave per il trasporto delle merci. Poi sono venuti a Milano seguendo altri rifugiati. Sono stati in stazione qualche giorno e dopo essere stati in questura sono stati accolti in un centro di accoglienza. Il figlio che era rimasto nel Togo, è potuto arrivare successivamente grazie ad uno zio francese.
Attualmente Dedè è disoccupata, ma per integrarsi e mantenersi ha lavorato in una pizzeria, in seguito con le suore e nella Casa dello Studente. Il marito aveva trovato lavoro come muratore. Il figlio maggiore frequenta la facoltà di ingegneria pressol’università degli studi di Milano, mentre gli altri figli ed il nipote le scuole superiori. La famiglia di Dedè può disporre delle agevolazioni sulle tasse universitarie. I rifugiati politici hanno spesso problemi di discriminazione razziale nei Paesi ospitanti, ma non perdono la speranza di crearsi una nuova vita integrandosi nel nuovo Paese.
Inguscio Giulia 3aL