Conflitto
tutsi hutu
La terza C ha avuto
un’incontro con una casa accoglienza per rifugiati politici.
Il discorso è iniziato
mettendo in chiaro la differenza tra immigrato e rifugiato politico. Ci è stato
spiegato che l’immigrato DECIDE di andarsene dal suo paese per una sua scelta
di vita, possiede tutti i documenti per potere avere il permesso di soggiorno e
quindi per avere la possibilità di avere un lavoro, una volta andatosene dal
suo paese può mantenere i contatti e anche ritornarci. Purtroppo però il
rifugiato politico è COSTRETTO a scappare per delle guerre, disagi politici e
non sceglie dove andare, scappa e basta per potersi salvare la vita, arrivato
nel nuovo paese non ha documenti quindi deve essere identificato, ha molte
difficoltà a trovare la voro, se prova ad avere
contatti con al famiglia potrebbe essere rintracciato e ucciso e non può
tornare in patria.
Si è verificato in ruanda una repressione della minoranza etnica dei tutsi quindi una guerra civile ,
si sostiene che questo
conflitto sia dovuto a due possibilità sosteneva che i twa (pigmei) erano stati i primi abitatori di quelle terre
collocate sugli altipiani dell’Africa centrale nella zona dei grandi laghi; più
tardi gli hutu, di lingua bantu, erano giunti dal
Ciad e dall'Africa australe; infine, nel XVI sec. d.C., i tutsi
(watussi), provenienti dal Corno d’Africa, avevano imposto il loro dominio
sugli uni e sugli altri.
La seconda affermava che le due etnie non si sono unite e
quindi no hanno potuto . Di fatto i tutsi, allevatori
e pastori, furono la classe dominante, gli hutu
agricoltori, erano asserviti al potere di tipo feudale dei primi, e i twa cacciatori e artigiani furono spesso alleati con i tutsi. hutu e tutsi
hanno sostenuto, rispettivamente, la prima e la seconda tesi; ma in realtà la
divisione non ebbe mai un significato razziale nella storia dei rapporti tra le
due etnie principali. Sebbene sia esistito un rapporto di subordinazione fra i
due gruppi, hutu e tutsi
hanno sempre svolto ruoli complementari. Noi abbiamo incontrato un ragazzo
vittima di questa repressione che era un misto tra le due etnie ma che venne
considerato un tutsi cioè da reprimere visse quindi
terribili torture comparabili a quelle che hanno subito gli ebrei nei campi di
sterminio allo stesso modo questi uomini venivano imprigionati in grandi celle
e ogni tanto per fare spazio ai nuovi arrivati.
Per eliminare i bambini venivano bruciati vivi nelle
scuole una signora ha perso il figlio e aveva anche la foto del suo corpo
bruciato.Lo stesso stava per accadere alla sorella del ragazzo ma è stata
salvata.Un altro uomo è venuto costretto in Italia senza avere riferimenti ne
amici ne famiglia Questi vennero allora in Italia come rifugiati politici e
quindi senza altre possibilità se non scappare per salvarsi , una volta in Italia
non potranno mai più tornare dove sono nati perché verrebbero uccisi. Ci ha
raccontato anche di torture come il “caffè” che era un certo numero di frustate
date a casaccio dentro la cella come sveglia.
Commento
Sono rimasta colpita dalla descrizione delle
torture ma soprattutto dalle testimonianze come quella dell’uomo che si sentiva
estremamente solo e spaesato,e poi da questa donna che aveva perso suo figlio e
che piangeva disperata. E poi dalla distinzione ho capito meglio che quelli che
ci facciamo sono spesso pregiudizi perché non sono scelte ma obblighi per
rimanere in vita.
Giulia de Franco