Scheda libro

Breve trama:

Sull’ isola di Pasqua ogni anno si teneva una regata di canoe per scegliere il

re,questa regata consisteva nell’ arrivare su un’ isolachiamata Motu- nuie

raccogliere un uovo di rondine per poi riportarlo sull’isola più velocemente degli altri.

Durante la sfida gli abitanti suonavano dei tamburi e il primo che

con l’uovo di rondine, appena conquistato, riusciva a toccarli li faceva tacere.

Chi riusciva a tacerli tutti più velocemente diventava il re dell’isola .

Per quattro anni vinse un ragazzo di nome Tou–Ema; lui era un bell’ ragazzo gentile e generoso con dei capelli neri e carnagione scura e quel giorno vide una ragazza e si piacquero.

In una di queste sfide ,arrivò per secondo un giovane ragazzo , di nome Kontuac.

Arrabbiatissimo iniziò,di notte, a scrivere su delle pietre delle profezie contro Tou–Ema.

Con queste profezie voleva far credere che Tou-Ema era il malvagio dio uccello makemake.

La gente dell’Isola iniziò a credere alle profezie delle pietre.

Dopo alcune settimane, di notte, Kontuac ingaggiò dei giovani per sbarazzarsi di Tou–Ema; lo catturarono e legato lo buttarono giù dalla scogliera.

Il giorno dopo raccontarono che Tou–Ema era volato via con le alicome un uccello e che aveva ucciso il suo amato cane colpendolo con il becco.

Tou–Ema,ancora vivo,nuotò fino all’isola Motu-Iti ; incominciò, per sopravvivere, a succhiare la polpo di pesce e a farsi un copricapo,per il forte sole, di piume di gabbiano.

Un giorno, Tou-Ema, si mise a giocare con le braccia, cercando di simulare il volo ; i gabbiani lo osservavano molto interessati e dopo unpo’ si misero a fare gli stessi movimenti con le loro ali.

Tou–Ema non capì subito di avere questo potere.

Alla sera, per la rabbia, mandava delle maledizioni dirette a quelli che lo avevano buttato dalla scogliera.

Un giorno fece un gesto con le mani e partirono centinaia di gabbiani verso l’isola attaccando tutto quello che avevano a tiro: pecore, i tetti di paglia, gli orti e un po’ tutto quello che trovavano.

A questo punto, Tou–Ema, capì il potere che aveva sui gabbiani.

Decise così di vendicarsi usando questo potere.

Costruì la pianta dell’ villaggio e con le mani inziò a distruggerla; tranne la casa diKinea-ni, la sua fidanzata, che aveva sempre creduto in lui.

I gabbiani dopo l’ordine partirono e fecero piazza pulita distruggendo capanne ,orti ,bestiami e così via.

Kontuac, diventato nel frattempo il re , andò ,disperato, a confessare agli anziani del villaggio la sua colpa.

Gli anziani dissero a Kontuac di andare a riprendere Tou–Ema sull’isola e che sarebbe stato lui adecidere la sua pena.

Kontuac partì e quando arrivò vide Tou-Ema che si sbracciava. Pensava che stesse chiedendo aiuto invece cercava di comunicargli di andarsene perché i gabbiani erano diventati cattivi e uccidevano ogni straniero.

Tou–Ema disperato sbatté le mani per terra per far schiantare i gabbiani al suolo però non tutti morirono.

Quando Tou–Ema tornò al villaggio gli abitanti gli chiesero dove era Kontuac e lui raccontò quello che era successo.

Molto triste per la morte di Kontuacdecise di diventare una vedetta ed avvisare , con il suono di un tamburo, l’arrivo dei gabbiani.

Per questo motivo salì sulla vetta del vulcano che dominava l’isola.

Kinea-ni , ogni giorno,portava da mangiare aTou-Ema e curava

la sua nipotina GiunKati.

Un giorno stava costruendo una maschera per Giunkati quando improvvisamente suonò il tamburo.

Tutti si misero al riparo maKinea-nirimase indietro con la maschera in mano.

I gabbiani vedendo Kinea-ni da sola la attaccarono e lei per difendersi porse davanti a se la maschera spaventandoli.

Gli abitanti, meravigliati dell’effetto della maschera, iniziarono a costruirne altre per difendersi dagli attacchi.

Con il tempo gli attacchi diminuirono.

Tou-Ema capì che costruendo enormi maschere si poteva dar fine agli attacchi dei gabbiani.

Ordinò agli uomini di trasportare delle enormi pietre sulla spiaggia e alle donne di scolpirle.

Gli attacchi dei gabbiani cessarono quasi del tutto; solo rari casi isolati.

Cosìnacquela leggenda dell’isola di Pasqua