USCITA AI LUOGHI MANZONIANI
Il 26 novembre la mia classe ed io abbiamo fatto un’uscita relativa ad Alessandro Manzoni (1785-1873), l’autore dei Promessi Sposi. Per prima cosa siamo andati a visitare la casa che lui ha scelto per abitare con la moglie. Questa casa si trova vicino a piazza San Babila, a Milano.
La casa era costruita in stile neoclassico, ma nel 1864 la facciata è stata rifatta perché il gusto delle persone di quel tempo era cambiato. Allora è stato utilizzato lo stile eclettico, con tante sfaccettature (fiori, riccioli, graffiti ecc.). Dopo una breve spiegazione generale dell’abitazione, siamo entrati nel cortile della casa: il pianoterra era adibito ad uso pratico, infatti c’erano le cucine con la servitù.
Nonostante ciò, Manzoni ha voluto che il suo studio fosse messo proprio lì, incassato in un angolo. Questo perché era un uomo molto schivo, timido, riservato e diceva che per studiare c’era bisogno di silenzio e di concentrazione. Visitato lo studio, siamo andati al piano di sopra a vedere un salottino dove Manzoni riceveva gli ospiti, anche persone importanti come Giuseppe Verdi. Per riscaldare la stanza, in inverno, venivano accese alcune stufe che erano nascoste dietro delle porte. Il soffitto era a cassettoni decorati e nella stanza c’era un caminetto con davanti delle poltrone, dove lui chiacchierava con i suoi ospiti e con Tommaso Grossi, un suo amico scrittore che viveva in affitto a casa sua. Sopra a questo caminetto c’era un quadro che rappresentava Cristo. Questo quadro era stato dipinto dalla figlia prediletta di Manzoni, Giulia. Giulia purtroppo morì presto e questo fu un grande trauma par Manzoni. L’amico Tommaso Grossi era un patriota e scrittore milanese, più giovane di Manzoni di una quindicina d’anni. Grossi fu influenzato moltissimo da Manzoni, però, forse per la differenza di età e per la sincera amicizia, non furono mai in competizione. Tommaso Grossi era uno scrittore di romanzi storici. Era stato proprio Manzoni ad insegnargli a scrivere questo tipo di romanzi. Nella stanza di Tommaso Grossi abbiamo visto una fotografia che rappresentava l’antico Verziere, una zona al centro di Milano, dove c’era il mercato della frutta e della verdura. In mezzo al Verziere c’è una colonna con sopra una statua del Redentore. Queste colonne vengono chiamate da Alessandro Manzoni “le crocette”perché sopra di esse c’era Gesù o un santo che portava la croce. Queste crocette erano le tappe delle processioni che venivano organizzate per la città, celebrando la messa oppure recitando preghiere. Di queste crocette ne sono rimaste tre: una alla fermata della metropolitana “Crocetta” della linea gialla, una al Verziere e una in San Babila. Dopo aver visitato la stanza di Tommaso Grossi, siamo saliti al piano nobile. Qui si trovano alcune opere ispirate ai Promessi Sposi di Alessandro Manzoni: piccoli quadri di pittori moderni. Sempre al piano nobile, abbiamo visitato la stanza matrimoniale di Manzoni ed Enrichetta, che poi è diventata la stanza di Manzoni e Teresa Borri, la sua seconda moglie. In questa camera c’e un cimelio di famiglia che è un piccolo ricamo fatto da Maria Antonietta, la regina di Francia, quando era in prigione. Subito dopo siamo andati a vedere la stanza dove Manzoni ha passato i suoi anni di vedovanza, dopo che la moglie Teresa Borri era morta. Questa stanza è anche la camera dove lui è morto. Finito di visitare la casa, ci siamo diretti in piazza San Fedele, dove ci sono due elementi architettonici importanti: la chiesa di San Fedele, dell’ordine dei Gesuiti, e palazzo Marino. Palazzo Marino si chiama così perché ricorda il cognome di Tommaso Marino, un ricchissimo faccendiere, un esattore delle tasse. A lui era affidato il controllo del dazio sul sale. Siccome era una persona molto ricca, si fece costruire il palazzo privato più grande di Milano. La vicenda di questo personaggio non fu però molto fortunata, perché la famiglia Marino ebbe un crollo finanziario dopo la sua morte, tanto che il palazzo non fu mai finito e quindi passò di proprietà in proprietà fino a diventare del comune di Milano. Tommaso Marino è legato alla vicenda dei Promessi Sposi perché era il nonno della monaca di Monza. Marianna de Leyva, infatti, visse a Palazzo Marino prima di diventare monaca. Poi ci siamo diretti verso il Duomo. Percorrendo corso Vittorio Emanuele, la guida ci ha fatto notare, tra le vetrine dei negozi, la presenza di una targa sulla quale c’è scritto che nella strada chiamata “la corsia dei servi” c’è il forno delle grucce, il forno assalito dai cittadini durante la carestia descritta nei Promessi Sposi. Proseguendo per la nostra strada, siamo arrivati al Palazzo della Ragione. Questo edificio è l’unico edificio civile medioevale rimasto a Milano che si trova al centro di una piazza quadrata: la Piazza dei Mercanti. Questo edificio era il luogo dove, nell’età comunale, si riunivano i cittadini di Milano nel consiglio dei Novecento. Qui prendevano decisioni riguardo all’amministrazione, alla giustizia ecc.. Il Palazzo della Ragione, quando a Milano furono al potere la famiglia Visconti e poi la famiglia Sforza, rimase sempre un palazzo pubblico, anche se privo di quel valore che aveva nell’età comunale. Di fronte al Palazzo della Ragione si trova il palazzo dei Giureconsulti, il luogo dove si riuniva, dalla fine del 1500, il collegio dei nobili dottori. Era inoltre il luogo di riunione per notai, avvocati, e tutti gli uomini di legge. Dopo aver ascoltato la spiegazione relativa ai palazzi, siamo andati a vedere la mostra della monaca di Monza al Castello Sforzesco. Nella prima parte di questa mostra abbiamo visto alcuni quadri che rappresentavano soprattutto figure femminili, ad esempio monache. Queste donne sono raccontate dai pittori un po’ come Manzoni le raccontava in letteratura: come se questi quadri fossero romanzi storici. Nella seconda parte della mostra abbiamo visto quadri riguardanti la monaca di Monza. C’era un quadro che rappresentava la vestizione della monaca, la cerimonia in cui la ragazza abbandonava la vita secolare ed entrava nel convento. Infine abbiamo visto alcuni quadri, sempre riguardanti la monaca di Monza, degli artisti della fine del secolo, gli artisti della Scapigliatura. Questi non descrivono un fatto storico, ma al contrario, cercano di trasmettere, con la loro pittura, emozioni e stati d’animo. La guida ci ha parlato della monaca di Monza come di una monaca particolare. Questa monaca aveva una condizione privilegiata: non era la badessa del convento, ma la signora, la feudataria, perché si comportava come tale. Per esempio Gertrude non viveva con tutte le altre monache, ma aveva una appartamento tutto suo, che confinava con la casa di Gianpaolo Osio(Egidio). Era diversa dalle altre monache anche perché si permetteva di far uscire dal velo delle ciocche di capelli. Inoltre pare che abbia avuto una relazione con Egidio. Finito di visitare la mostra, abbiamo lasciato la guida e siamo tornati a scuola. Questa uscita didattica è stata molto interessante perché, oltre ad averci dato la possibilità di approfondire diversi aspetti legati al Manzoni, ci ha permesso di conoscere questo autore più da vicino, visitando i luoghi in cui, al suo tempo, era vissuto.