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attività scolastiche:

visita al Museo

sei in Istituto Comprensivo - Di Vona - indirizzo dei linguaggi e della com. - corso E - a.s. 08-09 - pagine delle attività

VISITA AL MUSEO NAZIONALE DELLA SCIENZA E DELLA TECNOLOGIA

Venerdì 12 gennaio 2007, ci siamo recati, accompagnati dalle prof. Capizzi e Balzano, al Museo Naturale della Scienza e della Tecnologia nei pressi di Sant’Ambrogio.
Questa uscita comprendeva la visita guidata di una parte del museo, e un’ora di laboratorio di chimica.

PARTE 1: VISITA AL MUSEO

CARROZZE

La prima parte della nostra visita al Museo della Scienza e della Tecnologia consisteva in un giro guidato attraverso la storia dei trasporti dal XVII secolo fino ai giorni nostri.
Il primo mezzo di trasporto che abbiamo osservato sono state le carrozze.
Agli inizi del Settecento, il mezzo di trasporto più diffuso era, appunto la carrozza. Questa poteva priva, da festa o naturalmente pubblica. La prima era a disposizione della sola famiglia e poteva trasportare fino a sei persone. Veniva trainata da due o più cavalli, viaggiava con l’aiuto di quattro ruote, dapprima interamente in ferro, più tardi rivestite in gomma. La carrozza da festa era sfarzosa ed era utilizzata per gli avvenimenti importanti. Quella pubblica era divisa in classi.
La prima carrozza che abbiamo osservato si chiamava Brisca e risaliva all’incirca al ‘500. Era una carrozza privata, cioè solo ad uso famigliare, infatti poteva trasportare poche persone: quattro o cinque.
La seconda carrozza che abbiamo visto era anch’essa privata si chiamava coupè, portava due o tre persone e si utilizzava durante le feste.
La terza carrozza, a differenza delle precedenti, era un mezzo di trasporto pubblico. Questo tipo di carrozza risaliva alla fine del ‘500. Portava molte più persone e i posti erano divisi in tre classi: la nobiltà sedeva nella parte più comoda e sicura della carrozza all’interno dell’abitacolo, detta prima classe; la seconda classe si trovava fuori, nel retro della carrozza; la terza classe era collocata sul tetto della carrozza, nella parte più pericolosa. Compiva sempre lo stesso percorso come imoderni mezzi pubblici. Il biglietto si pagava a seconda della classe e della lunghezza del tragitto da percorrere.
Un’altra caratteristica di questo tipo di carrozze era il trasporto della posta, identificata dal simbolo caratteristico: un corno dorato.
L’ultimo mezzo da noi visto era un calesse. A differenza delle carrozze, il calesse aveva solo due ruote anziché quattro. Era dotato di una struttura più piccola e di un sistema per raccogliere lo sterco di cavallo. Le strade erano un tempo in terra battuta o in pietre collocate a secco. Per affrontarle le ruote erano rivestite di gomma o di ferro.

Più avanti abbiamo visto alcuni accessori per i cavalli: le staffe, dove il cavaliere può appoggiare i piedi, i morsi, che servono a indirizzare il cavallo, gli speroni, per incitare il cavallo e le selle (americane e inglesi).

Molti termini del “mondo delle carrozze” sono rimasti inalterati anche ai giorni nostri: nelle automobili si usa tuttora il termine cavalli per indicare la potenza del motore,gli ammortizzatori indicano ancora dispositivi per ridurre gli urti, anche se una volta erano a balestra, e infine con il termine coupè si indica ancora un modello di vetture a due ruote.

TRENI

Il primo treno a vapore si chiamava gamb de legn, tipico mezzo milanese. Il “gamba de legn” (il suo nome è probabilmente legato alla leggenda che gira intorno al suo inventore) è un antenato dei tram moderni. Questo tipo di tram andava a carbone e viaggiava da Milanoverso Magenta. Venne utilizzato a lungo anche durante la seconda guerra mondiale perché quando mancava l’elettricitàera l’unico mezzo che poteva continuare a muoversi. Fu utilizzato fino al 1958.
L’omnibus era un mezzo di trasporto pubblico, trainato dai cavalli. Aveva una particolarità: le fermate non esistevano perché per i cavalli sarebbe stato un enorme sforzo fermarsi e ripartire in continuazione. I passeggeri salivano e scendevano dal retro mentre il mezzo era in movimento.
Il secondo tipo di treno era una locomotiva usata nell’800’. La maggiore velocità raggiungibile da essa era circa di 120 km\h. Abbiamo avuto la possibilità di visitare la locomotiva e di vedere la stiva per il carbone. 

AEREI

Abbiamo visto un aereo di piccola dimensione con il motore a scoppio, siglato M501. 

SOTTOMARINO DELLA MARINA ITALIANA TOTI

Il sottomarino è arrivato da poco al museo, era usato in guerra e poteva portare circa 20 uomini d’equipaggio.Il Toti era alimentato da un motore diesel, ed era relativamente piccolo, rispetto ai suoi fratelli russi o americani.
Il sottomarino era dotato di 4 tubi lanciasiluri, e di idrofono e sonar, per poter individuare eventuali unità nemiche, il sottomarino Toti, è stato costruito durante la 2° guerra mondiale, ma , dopo la fine del conflitto è stato utilizzato, come luogo di insegnamento, si eseguivano delle missioni di alcune settimane, per insegnare ai marinaia come governare un sottomarino. Come tutti i sottomarini, il Toti aveva una capacità limitata, sia dalle batterie del motore elettrico alimentato a diesel, sia per l’aria che si respirava, il sottomarino doveva, uscire dagli abissi ed emergere per poter ricambiare la scorta d’aria.

AUTOMOBILI

In seguito, abbiamo osservato i primi modellini di automobile, il mezzo di trasporto più usato ai nostri tempi e quindi un’invenzione importantissima anche a livello mondiale.
Il 29 gennaio 1886 Carl Benz brevettò un triciclo dotato di un motore con un cilindro orizzontale da lui ideato e costruito: era nata così la prima autovettura. Le prime “automobili” andavano a vapore e a stento portavano una persona o due. Tuttavia, le prestazioni di queste “automobili” erano in costante miglioramento.
Ma i primi risultati significativi li troviamo soltanto dopo l’invenzione del motore a scoppio. Infatti, dopo questa invenzione, le automobili hanno fatto un grosso balzo evolutivo, fino ad arrivare alla macchina da corsa della Fiat, prima produttrice in Italia di automobili, nata nel 1890.
Ma fu in terra francese che ebbe inizio, ad opera dei fratelli Peugeot la prima produzione di autovetture.

BICICLETTE

Subito dopo siamo passati a un mezzo di trasporto che per funzionare si basa sulla forza muscolare: la bicicletta.
Abbiamo osservato vari tipi di biciclette:
VELOCIPEDE: bicicletta composta da due ruote; quella davanti che superava i due metri di diametro, e quella dietro, molto più piccola, che serviva per bilanciare il peso. Al contrario delle bici di adesso, non c’erano le catene, perciò i pedali erano collegati direttamente alle ruote.
VELOCIFERO: questa bicicletta era un articolo di lusso. Era considerata uno sfarzo e un simbolo della propria ricchezza, anche se era estremamente scomoda. Questa bicicletta non aveva i pedali.

Dopo aver visto le biciclette, ci siamo soffermati su una componente che forma una bicicletta: la ruota, una delle più importanti invenzioni dell’antichità. Quindi, abbiamo anche osservato l’evoluzione della ruota da quella fenicia al pneumatico di oggi.

 

A cura della classe II E

PARTE 2: LABORATORIO DI CHIMICA

 GRUPPO 1

Dopo la visita al museo siamo andati in laboratorio per fare alcuni esperimenti. In questi esperimenti abbiamo mescolato degli alimenti per formare un miscuglio. Un miscuglio è un insieme di diverse sostanze. Dopo aver mescolato bene le sostanze dovevamo separarle con alcuni strumenti.
I primi esperimenti che abbiamo fatto consistevano nel mescolare sostanze di dimensioni molto diverse, come zucchero e fagioli o sale e mais. Dividere queste sostanze è stato molto facile poiché è bastato usare un setaccio.
Gli esperimenti successivi sono stati più complicati, dato che abbiamo mescolato due sostanze costituite da granuli non molto diversi e di conseguenza più difficili da separare, come zucchero e bicarbonato o sale e bicarbonato. Per dividere i componenti in questione dobbiamo sfruttare la capacità di sciogliersi in acqua di alcune di queste sostanze. Quindi dobbiamo immergere le sostanze in un contenitore pieno d’acqua e aspettare che una delle due sostanze si sciolga. Dopo si deve travasare l’acqua “impura” in un contenitore vuoto con sopra un imbuto e un disco di carta da filtro. Questa particolare carta farà passare solo l’acqua e la sostanza in soluzione e tratterrà sulla carta da filtro la sostanza che non si è sciolta.

A cura di: V. Agustin, M. Bussoletti, D. Colombini, G. Pellegrini, M. Piscini, A. Saban, F. Tozzi Spadoni

GRUPPO 2

Nel laboratorio di chimica abbiamo imparato a separare alcuni elementi.
Viene definito miscuglio un insieme di più sostanze separabili.
Abbiamo separato i ceci dalla farina, la pastina dalla farina, il sale dalla farina, usando per ogni coppia un colino apposito.
Diverso é stato il procedimento seguito per separare il sale dal bicarbonato: li abbiamo versati in un becker contenente acqua e poi mescolati;dopo di che abbiamo preso un altro becker vuoto, abbiamo appoggiato un imbuto su di esso. E posizionato un foglietto di carta filtrante sull’imbuto. Questo ci ha permesso di trattenere nel filtro il bicarbonato e far colare nel contenitore l’acqua con il sale.
Un altro procedimento è stato adottato per effettuare la separazione della limatura di ferro da varie sostanze: una calamita avvolta nella carta ha consentito di attirare solo il ferro.

A cura di: Ada Conversano, Rebecca Fede Morpurgo, Elena Mora, Arianna Pisciella, Greta Pozzi, Martina Toppo e Valeria Zanaboni.

GRUPPO 3

Nel laboratorio di chimica abbiamo sperimentato la separazione di alcuni miscugli. Abbiamo provato, ad esempio, a dividere i ceci dalla farina, i fagioli dallo zucchero, il sale dal bicarbonato e il ferro dagli altri metalli.

- Ceci e farina: prima di procedere nella separazione, abbiamo preparato gli ingredienti e gli strumenti sul tavolo, cioè:
- un setaccio;
- i ceci;
- la farina;
- un pezzo di carta scottex;
- una scodella.

Abbiamo messo ceci e farina su un pezzo di scottex e poi li abbiamo versati nel setaccio. Abbiamo setacciato il tutto e ci siamo accorti che la farina cadeva nella scodella, mentre i cecirimanevano nel setaccio. Quindi, alla fine, siamo riusciti a dividere i due corpi. Lo stesso procedimento e lo stesso risultato, li abbiamo trovati anche nell’esperimento con farina e zucchero.Con i fagioli e lo zucchero abbiamo utilizzato lo stesso procedimento, ma non siamo riusciti a dividere i due corpi poiché erano troppo spessi per passare attraverso i buchi del setaccio.

- Sale e bicarbonato: ingredienti e strumenti:
- del sale;
- del bicarbonato;
- un po’ d’acqua;
- un filtro;
- un imbuto;
- una beuta;
abbiamo scelto questi due corpi perché volevamo sperimentare la separazione di un corpo che si scioglie in acqua con uno che non si scioglie. Alla fine, comunque, siamo riusciti, con l’aiuto degli ingredienti e degli strumenti, a dividere i corpi. 

- Ferro e metalli: abbiamo provato anche a dividere il ferro da tutti gli altri metalli. Ci siamo riusciti mettendo una calamita vicino alla “montagnola” di metalli e con essa abbiamo attirato solo il ferro.

A cura di: Isabella Spanò, Susanna Fiori, Francesca Benedetti, Carina Al Monte,Caterina Vendramini, Simona Zanoni

GRUPPO 4

Nella prima lezione di laboratorio abbiamo cercato di dividere le sostanze mescolate tra loro. Per prime abbiamo diviso le sostanze di diversa grandezza come, ad esempio, il mais e lo zucchero.
Per dividerle, abbiamo utilizzato un setaccio che faceva passare le sostanze più piccole dai suoi fori, trattenendo le sostanze di grandezza maggiore.
Abbiamo provato poi a dividere sostanze di grandezze simili tra loro come per esempio il bicarbonato di sodio e lo zucchero.
Per farlo abbiamo dovuto usare un procedimento più lungo:
abbiamo riempito un bacher con l’acqua distillata nella quale abbiamo versato il miscuglio di zucchero e bicarbonato.

In seguito abbiamo preparato un contenitore nel quale versare il miscuglio. Per prepararlo c’è bastato mettere il filtro in un imbuto e l’imbuto in una beuta. Il filtro ha fatto passare l’acqua nella quale si era sciolto lo zucchero trattenendo il bicarbonato. 

A cura di: Vittorio Graziano, Matteo Acerbi, Giovanni Nigris, Matteo Coppola Alessandro Patron, Francesco Ballardini.