Incontro con Anna Maria Samuelli – La tragedia del genocidio Armeno –
Storia:
Il Genocidio Armeno è il primo Genocidio di quelli avvenuti nel XX secolo, ed è stato commesso dai “Giovani Turchi” tra il 1915 ed il 1916 per liberare il paese dalle minoranze etniche, dato che alcuni armeni avevano importanti ruoli dal punto di vista politico-sociale decisero così il loro bersaglio e da un giorno all’altro i negozi armeni vennero bruciati e tutti gli armeni fatti uscire dalle città per prepararli alla deportazione, che consisteva in un lungo viaggio al fine di sterminarli e decimarli per poi eliminare anche i pochi sopravvissuti.
Tuttora le stime di morti non sono bene conosciute date la grande rivalità tra Armenia e Turchia, infatti mentre i Turchi tendono a sminuire l’accaduto gli Armeni vogliono enfatizzare ed aumentare i numeri.
Purtroppo tuttora la Turchia non riconosce il genocidio armeno e chi prova a ribellarsi a questa forma di negazionismo è spesso vittima di minacce e persecuzioni, che possono portare anche alla morte (come nel caso di Hrant Dink, povero giornalista ucciso con tre colpi di pistola alla nuca.).
Riflessioni:
Vorrei iniziare questa relazione ringraziando di cuore tutte le persone che investono i loro sforzi e contribuiscono a trasmettere una parte del loro sapere ai giovani; queste persone (come Anna Maria Samuelli ) che viaggiano da una scuola all’altra per raccontare un parte della loro storia possono far “evolvere” la società moderna, aiutandoci a capire come spesso la storia sia semplicemente un racconto, magari tramandato dal bisnonno o dal trisavolo, che però può avere significati che vanno oltre alla semplice narrazione triste o apparentemente noiosa.
Quello che successe nel 1915-1916 rientra perfettamente nella categoria di questi racconti, avvenne infatti un “genocidio” e cioè un crimine contro l’umanità, le sole parole scritte magari non riescono ad esprimere correttamente la brutalità e la ferocia che si celano in realtà dietro questa parola, il genocidio infatti non è soltanto lo sterminio di un popolo specifico, è sempre preceduto o seguito da violenze che superano in modo impressionante il semplice atto di uccidere.
Genocidio significa la totale distruzione di una cultura, significa la violenza commessa contro uomini e donne innocenti, condannati a tale sorte solo per quello che “sono” e non per quello che hanno fatto, e dopo che tutto è stato tolto a questa povera gente forse solo allora avranno il diritto di morire.
Genocidio significa perdere ogni speranza ed ogni briciolo di umanità, perché essa ci è stata prosciugata da persone consapevoli di quello che avevano compiuto.
Ma anche quando la tragedia ed i soprusi sembrano finiti, ormai si è così scossi che la vera guerra è quella del riuscire a dimenticare tali atrocità.
Bisogna quindi non solo contare i crimini contro un popolo, ma bisogna immaginare cosa può una singola persona provare e sopportare di tutto ciò.
Il grande problema di un genocidio è quindi che le persone che lo hanno vissuto cercano di dimenticarsene per non dover di nuovo sentirsi carico di quello che hanno subito, ed ecco perché apprezzo tutte le persone che vogliono raccontare ai giovani quale è la verità, bisogna infatti avere una grande forza di animo per non cadere nella disperazione e finire per dimenticare, se tutte le persone riuscissero a combattere queste paure dovute al risveglio di ricordi passati allora noi cittadini potremmo capire che forse sterminare della povera gente perché non è della nostra stessa nazionalità è una cosa a dir poco spregevole.
Queste persone sono quindi dei “messaggeri” che ci evitano di commettere più volte gli stessi errori.
Dopo aver riflettuto in generale del significato di Genocidio voglio ora parlare di una persona in particolare Armin T. Wegner.
Wegner era un ufficiale sanitario tedesco e gli era stato assegnato il compito di aiutare i soldati turchi nei loro spostamenti, lungo il viaggio però si accorse di un’altra coda di persone accanto ai soldati turchi, e capii che erano gli Armeni destinati alla deportazione, avendo con sé una macchina fotografica decise di scattare delle foto, foto che sono oramai la più grande testimonianza del genocidio armeno, nonostante fosse vietato entrare a contatto con i deportati lui riusciva ad entrare fra di loro ed a scattare con la sua ingombrante macchina, queste foto da lui scattate non solo sono importanti dal punto di vista storico ma anche da quello artistico, infatti dato che Wegner era anche un poeta le foto rispecchiavano perfettamente la tragica situazione,
Wegner fu in seguito scoperto e riportato nel suo paese di origine.
Dopo essere tornato in Germania intraprese quindi la strada del bene e appena si accorse che il governo nazista voleva arrivare al genocidio degli ebrei scrisse una lettera al cancelliere del Reich (non essendo riuscito a farla pubblicare dai giornali), qualche giorno dopo la Gestapo venne a prenderlo in casa e lo maltrattarono con bastoni e cinghie, Wegner decise così di finire la sua vita tranquillamente in Italia dove la polizia non sarebbe riuscita a prenderlo.
La sua lunga e drammatica storia ci è stata illustrata dal figlio in un video proposto durante l’incontro, nel quale vengono sottolineati gli aspetti Umani del padre ma non gli viene attribuita la figura di eroe, bensì di Uomo che ha cercato come tutti gli uomini giusti di compiere il suo dovere e di fare quello che per lui era la cosa giusta.
E’ quindi nostro compito difendere i diritti umani e rispettare il prossimo, dobbiamo inoltre imparare a riconoscere i “sintomi” di un eventuale futuro Genocidio, in modo da evitare di scrivere un’altra nera pagina in un libro che ne è già pieno.
Voglio concludere ringraziando tutte le persone che hanno combattuto contro il male e che si sono sforzate di raccontare la loro tragedia in modo che avvenga più nulla del genere.